Una storia di Milano

Marco Crippa nasce a Milano nel 1936.

La famiglia abita in una casa di ringhiera nel cuore del quartiere Isola. Rimasto presto orfano di madre, dell’infanzia ricorda le madri degli altri che si passavano i vestiti usati e le minestre dai ballatoi, e l’estate del ’43 quando, con i fratelli in piedi sul vecchio ponte della Sorgente, guardava le bombe cadere su Milano.

La sera suo padre mette i bambini attorno al tavolo e li fa disegnare. Da questa semplice abitudine nascerà la sua grande passione per l’arte. Diventato ragazzo frequenta le serali all’Accademia di Brera dove i suoi maestri sono anziani paesaggisti da cui si lascia ispirare pur restando autodidatta.

A vent’anni fugge a Parigi e ne rientra con l’unica professione di una vita: “Dipingerò in strada nella città dove sono nato.”

Negli anni ’60 affitta un piccolo studio in via Paracelso da cui muove i primi passi nella zona che resterà per sempre nel suo cuore: Porta Venezia. Negli anni degli esordi partecipa a decine di esposizioni e a numerosi concorsi di pittura con quel suo stile inconfondibile che presto farà di lui un personaggio riconosciuto e amato da estimatori d’arte e dalla gente della strada.

Nel 1989 il Comune di Milano gli apre le porte del Museo di Milano (oggi Palazzo Morando): “Milano e le piazza lombarde” è l’esposizione che celebra i suoi primi trent’anni di attività.

Per oltre cinquant’anni Marco Crippa ha realizzato opere a olio su tela portando sulla strada gli attrezzi del suo mestiere: il cavalletto da pittore, una tela bianca e la sua tavolozza. Milano è sempre la sua indiscussa modella seppure rimanga innamorato di Parigi e di Venezia, città dove si è sempre sentito a casa ed è tornato a misurarsi costantemente.

Tutta la sua opera è frutto di una personalità originale, generosa e impulsiva che si è alimentata con l’energia di Milano e con l’osservazione dei grandi Maestri del passato, senza cercare una collocazione nelle avanguardie artistiche dei suoi contemporanei. Oggi è considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano.

Attualmente vive in provincia di Milano con le limitazioni dell’età e il conforto della sua arte.

Principali esposizioni personali

1962
Galleria d'Arte moderna Lux, Milano

1963
Palazzo dei Congressi, Stresa

1967
Palazzo del Turismo, MilanoGalleria Il Giorno, Milano
Galleria d'Arte Guidi, Genova
Galleria Broletto, Milano

1969
Circolo La Rinascente Upim, Milano

1970
Galleria d'Arte moderna Il Vertice, Milano

1971
Salone della Cavallerizza, Brescia
Banca Morgan von Willer, Milano

1978
Centro di Cultura e d'Arte Il Cenacolo dei Longobardi, Milano

1989
Museo di Milano, Milano

2023/2024
Museo della Permanente, Milano

Primo premio a Busnago, estemporanea, 1963

 

"La tavolozza d'oro", ALBA, 1969

Altre partecipazioni a mostre d'arte 

Una grande opera per la Banca Morgan Vonwiller, 1971 

Restauro di Palazzo Litta

Restauro della Sala di ingresso di Palazzo Litta a Milano, 1982.

La Festa Popolare all'Ortica

1985


"Storia di Milano": il quadro faceva parte della mostra "Milano e le piazze lombarde di Marco Crippa.

Il quadro accoglieva i visitatori trovandosi all'ingresso del cortile di via San Maurilio 1. Nell'ambito delle tradizionali iniziative dell'allora Museo di Milano, (oggi museo Morando) si svolse la mostra "Milano e le piazze lombarde di Marco Crippa" dal 4 al 29 ottobre 1989 . La mostra consisteva in una personale di quarantadue dipinti, dedicata a Milano e alle piazze lombarde. 

"Le piazze di Crippa. Un impressionista innamorato di Milano", articolo di Mimmo Di Marzio, "Il Giornale", 9 giugno 2021

MILANO nelle opere di Marco Crippa

50 anni di pittura di strada

Mostra a cura di Mimmo Di Marzio

30 novembre 2023 - 7 gennaio 2024

Museo della Permanente - via Filippo Turati, 34 Milano

L'inaugurazione si è svolta mercoledì 29 novembre alle ore 18.00 alla presenza dell'artista e del curatore della mostra.



La mostra "Milano nelle opere di Marco Crippa", Museo della Permanente

Il Museo della Permanente ha presentato dal 30 novembre 2023 al 7 gennaio 2024 la mostra MILANO nelle opere di Marco Crippa. 50 anni di pittura per strada. Milano ha, così, reso omaggio a uno degli artisti locali che l’hanno celebrata per oltre cinquant’anni di attività. L’esposizione, a cura di Mimmo Di Marzio, ha visto una sessantina di opere, appartenenti a quasi sei decenni di attività di Marco Crippa, artista considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano.

Una esposizione attesa, a oltre trent’anni dalla mostra che il Comune di Milano ha dedicato all’artista sulle grandi piazze lombarde (1989), che testimonia la passione di Marco Crippa per la sua città, sua unica modella. Una antologica che svela al pubblico una visione originale e inaspettata di luoghi noti e meno noti della citta meneghina. Nonostante gli esordi dell’artista siano legati a molteplici viaggi (Spagna, Francia, Olanda, Svizzera), Milano, sua città natale, resterà sempre indiscussa protagonista delle sue opere e la sua grande officina. Una città fatta di scorci immortalati nelle sue opere, prosaica e al contempo onirica, nostalgica e struggente nella sua anima popolare piena di vivacità e mistero. Negli anni Sessanta, Milano era un mondo da scoprire, capitale italiana assoluta dell’arte europea. Crippa visse appieno il decennio magico che contraddistinse il panorama culturale e, in generale, della creatività all’ombra della Madonnina.

“Da un certo punto di vista, quella di Crippa va vissuta come una narrazione pittorica che ha sempre (forse volutamente) viaggiato su un binario parallelo a quello della ricerca avanguardistica, con un linguaggio al guado tra pittura, cronaca e un fraseggio poetico che fotografa l’attimo fuggente, con un velo di nostalgia verso l’anima più intima e nascosta di una città che ha sempre amato, forse troppo – afferma il curatore Mimmo Di Marzio”.

L’artista, outsider nel panorama artistico degli anni Sessanta – Settanta, dipinge in strada raffigurando ogni angolo della città, dai vicoli alle piazze più famose. La sera frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove il suo talento naturale trova presto sfogo in una pittura senza regole: istintiva, esuberante, gestuale. È affascinato dalle opere di impressionisti ed espressionisti, ammira l’arte del Rinascimento e in generale gli antichi maestri. La sua forte e complessa personalità rifugge scuole, gruppi e tendenze. Marco Crippa si pone da subito sulla scena artistica come un pittore solitario, un fenomeno isolato. Quella di Crippa è una tecnica originale che nel tempo maturerà esiti sorprendenti, unita a un temperamento che non conoscerà crisi e incertezze, sempre sorretto da una immutata e meravigliosa ispirazione. Coloro che lo hanno osservato dipingere (di giorno, di notte, sotto la neve, in qualche città d’Italia o d’Europa), ricordano un pittore che spremeva tubi di colore direttamente sulla tela bianca, ricordano il gesto rapido, ampio e generoso della spatola e opere materiche dai forti contrasti cromatici; oli di fronte ai quali non è possibile parlare di impressionismo, poiché le impressioni soccombono sotto il linguaggio più urgente e vibrante delle emozioni.

I suoi soggetti, come è evidente dalle opere in mostra, sono: le vie, le piazze del centro, i luoghi della finanza e della moda, i monumenti, ma anche i vicoli della città vecchia, le aree diroccate, le case di ringhiera con i panni stesi, i bidoni allineati nei cortili; i navigli, Brera, Porta Venezia, ma anche quartieri come Greco, Garibaldi, Bovisa, le stazioni, i parchi cittadini. Tuttavia Marco Crippa non può essere considerato un pittore di architetture ma piuttosto un pittore dell’attimo, o meglio, di attimi di vita. Al visitatore non resta che lasciarsi accogliere, abbracciare, inebriare da questa città. L’artista non si pone davanti alla veduta, egli è piuttosto dentro l’opera, ne è avvolto, completamente immerso. Il suo gesto è sempre presente, visibile, magistrale. E allo stesso tempo lo spettatore ne viene attratto, coinvolto, ne diviene protagonista. Marco Crippa è un artista di grande immediatezza, di impulsi, e la sua ispirazione si riversa unicamente sulla resa, sulla materia pittorica; ne consegue una espressione che non necessita di filtri intellettuali, di istruzioni, che non fa sfoggio di cultura, di citazioni. Il suo segno rapido, essenziale, vitale, chiama l’occhio dello spettatore semplicemente a testimoniare la naturalità del suo processo pittorico. Le vedute di Crippa che eseguiva con il cavalletto, strategicamente piazzato agli angoli delle piazze o nei vicoli pedonali del centro storico, catturavano i passanti per l’istantaneità e il respiro di una pittura abbozzata, senza l’ausilio del disegno, ma appena tratteggiata dal colore poi steso e graffiato con le spatole o con i manici dei pennelli. Ogni opera è realizzata interamente dal vero, sulla strada, a contatto con il pubblico.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo edito da Prearo Editore con un saggio introduttivo di Mimmo Di Marzio.


Ufficio stampa mostra: Laura Cometa: Lauracometa.press@gmail.com | + 39 327 1778443

 

Bibliografia 

Gli anni '60 dell'arte italiana, Piacenza: Edizioni Studio Arte, 1969, vol. I.
[...] La tecnica a spatola ravvia e modernizza, senza leziosità, colonne, architravi, volte, pinnacoli, che, nel quadro, diventano quasi un piccolo concerto da camera per archi e cembalo, e dove le tonalità coloristiche essenziali e uniche che Milano sa dare si stemperano dal grigio rosato alle terre scure. Per presentare Marco Crippa e spiegare la sua pittura al pubblico fortunatamente non occorrono parole e aggettivi di moda. Si sentono a volte delle derivazioni depisisiane in certe soluzioni di forma colore, e sentori di Utrillo in alcune angolazioni, ma la sua personalità è molto forte e si impone come creazione propria da cui traspare anche il suo carattere sano, allegro, quadrato [...].

Criterium. Nuovi artisti italiani, Torino: Società Editrice Pinacoteca, 1970, vol. I.
[...] Chi conosce una spatola più esperta e precisa della sua, nel demordere un particolare, un contorno, l'impercettibile luce di un fregio architettonico? La sua ottica trova regolarmente una mano fedele, un entusiasmo irresistibile di disegnatore all'antica. E tutto questo ha per risultato una pittura che deve difendersi dalla facilità (benché non sia facile), che deve fugare il sospetto della fretta (benché l'impressione colta dal vero, con un segno di spatola, non permetta pentimenti od esitazioni) […].

Pittura e Scultura dell'Italia Contemporanea, Roma - Milano: Editrice Alfa/Carpi, 1971, vol. VII.
[...] La sua pittura, che può essere definita impressionista, rivela una tecnica che non ha bisogno di elucubrazioni mentali, né presuppone la conoscenza dei diversi stili e delle varie tendenze: le immagini assomigliano alla realtà perché l'artista quando dipinge sa stabilire un affettuoso dialogo con le cose che ritrae. Se ogni pittore ha la sua sensibilità e il suo mondo, egli cerca di fissare col colore immagini che vivono e che in quel momento sente di amare, senza pensare a preconcetti e esigenze di forma e di rapporti di stile [...].

Antologia figurativa al vaglio della critica internazionale, III edizione, Roma: Ers Editrice, 1972.
Le interpretazioni milanesi di Marco Crippa ispirate da autentico amore, rivestite di poesia, inquadrate con una tecnica robusta ed un notevole gusto del colore, sono altrettanti omaggi al miracolo marmoreo del Duomo, visto dai merletti delle sue logge, nell'interno mistico ove la penombra si incontra con un pulviscolo di sole riuscito a filtrare dalle vetrate, nel suo complesso inimitabile. Il tutto con un tocco caldo ricco di linfa ispirativa, mai gratuito, anzi schietto nella sua spontaneità. E ancora, ecco le scorribande ideali a San Babila, a Piazza Cavour sotto la neve davanti al portale dell'ex ospedale maggiore: altret tanti pretesti per fermare immagini della nostra città che la fretta, il dinamismo, l'indifferenza talvolta, ci vietano di ammirare tranquillamente.

Dizionario Critico Monteverdi. Pittori e scultori italiani contemporanei, a cura di Mario Monteverdi, Milano: Editrice Selearte Moderna.
Marco Crippa è un pittore che ha tradotto in termini moderni l'antica consuetudine della pittura urbana. Ma, a differenza di quanto fecero i tipici esponenti sette ed ottocenteschi di tale tendenza, Crippa ha conferito alle sue immagini cittadine il senso del movimento e della vita che le contraddistingue.
Imprimendo uno schietto sapore pittorico alle sue vedute architettoniche soprattutto milanesi, egli rivela una spontanea assimilazione di motivi neoim-pressionistici non privi d'un poetico candore.

Pittori e pittura contemporanea, Milano: Edizioni il Quadrato, 1971.
[...] Allievo dell'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Svolse attività oltre che in Italia, in Francia, Svizzera, Olanda e in Austria. Ha presentato opere per tre anni alla Biennale di Milano per Giovani Pittori Contemporanei. Si è affermato nella pittura extemporanea con diversi
premi. Ha esposto in diverse importanti Mostre Personali alla Galleria Il Giorno di Milano, alla Lux, alla Broletto sempre a Milano.

Recensioni, presentazioni, commenti

[...] Non mi dite che non lo conoscete, questo milanese autentico che ha ormai fotografato mezza Milano con la sua incantevole mano. Non lo avete mai visto? Questo giovane bonario satiro, dai capelli di corvo e dalla interrogante barbetta caprina, spremere dai suoi magici tubetti non so quante Piazze Cordusio, quanti Duomi, quanti Parchi, quante Gallerie, quanti Navigli, e poi prenderli a schiaffi o a carezze con una misteriosa spatoletta, finché Parchi, Duomi, eccetera, non te li ritrovi lì, mansueti mansueti, incantevolmente ricondotti a proporzioni umane, capibili da un bambino, proprio perché facendo la strada fino alla terra e passando sotto le forche caudine di Crippa, han dovuto lasciar da parte i ninnoli e i nannoli della storia e della civiltà e mostrare la loro vera carta d'identità. Signori monumenti, signori palazzi, signori giardini di Milano, preparatevi: c'è in giro Crippa con i suoi tubetti e la sua spatoletta, tardi o tosto dovrete dire anche voi chi siete, cosa volete, quali intenzioni avete. [...] Questa Milano grigio-sporca, resa con l'incisività di un bassorilievo, che Crippa va montando pezzo per pezzo, si popola talora di una folla di figurette schizzate alla brava, un filetto di nero, due di rosso, vertiginosamente animate. [...] Il cuore di Crippa è tutto en plein air, respira Milano nelle sue strade e nelle sue piazze, ed è il Crippa più convincente: un giovane e certo non modesto, certo non oscuro artista, da cui attendiamo completa questa deliziosa rappresentazione di Milano.
PIERO LUCCA [Presentazione, 1961]

A chiusura della Mostra di Marco Crippa, il cui successo posso testimoniare attraverso l'affluenza del numeroso pubblico di visitatori durante tutti i giorni di esposizione, desidero riportare un pensiero di Picasso che suona a conferma per la pittura di Crippa: "Bisogna tornare a dipingere il paesaggio con gli occhi. Per vedere una cosa bisogna vederle tutte. Il paesaggio si deve dipingere con gli occhi e non con i pregiudizi che stanno nella nostra testa. Magari con gli occhi chiusi, ma con gli occhi".
Ufficio Annunci Economici de Il Giorno, Milano, 10 marzo 1967

[...] Perché Milano è sua in modo particolare, è la sua modella preferita; lo chiama con mille voci da una piazza, da un vetusto campanile, dalle terrazze del Duomo; lo incanta con la segreta bellezza di angoli quasi dimenticati; lo esalta con le sue strade che sono sempre come fiumi di indaffaratissima gente. E fra la gente lui ci sta bene. Sistema una specie di cavalletto nei luoghi più impensati, nei crocicchi di maggior traffico, nelle ore di punta; e il fiume di gente fa risucchio intorno a lui, ma lui è a suo agio proprio così. Spatole e pennelli velocissimi da tavolozza a tela, lui ferma così un momento di quella vita così intensa, il volto di una piazza, di una via che domani saranno forse diverse o sparite; il Duomo ripreso da ogni angolo, tre archi, dieci fiori di marmo, dieci venti guglie puntate contro un cielo arruffato, il bronzo verdastro di una porta appena accennata nella selva delle statue fuligginose. Così dipinge Marco Crippa. Tecnica sì, tanta; abilità, tanta; ma soprattutto tanto tanto amore per la sua città.
CESARINA GUARNIERI [Presentazione, Mostra personale, Galleria Broletto, maggio 1967]

[...] Marco Crippa dipinge dal vero, lo preferisce, in pubblico. Egli riceve le emozioni così, direttamente, con uguale velocità le ripone sulle tele senza leccature e ripensamenti. Nascono allora opere improntate con una immediatezza che solo il grande mestiere di Crippa può realizzare. Crippa non pole-mizza, esce dai gruppi, si isola e si fa gli affari suoi. Uomo libero fra uomini liberi. Il mondo? È attorno a lui, lui non lo sente, prosegue il suo cammino con la sua stesa mano, la stessa tecnica, gli stessi segni che ormai sono in lui e dai quali non può staccarsi. Le sue vedute, grandi masse cromatiche, ricche di materia, scavate talvolta per necessità di logici effetti, senza abuso di descrizione illustrativa, in atmosfere di splendida luminosità, integrate da linee colore impensabili per le formazioni architettoniche; tutto trattato con rigorosa autocritica che pone un punto senza difetto [...].
DUINO PIAZZOLLA, Cronache d'arte. Marco Crippa, "Stampa sud", 2 / VIII, 27 maggio 1967
[...] Ben noto a tutti i milanesi, che gli si stringono attorno incuriositi quando lavora, Marco Crippa respira l'aria della sua Milano nelle strade e nelle piazze riportandola così com'è al naturale nei suoi quadri. Soprattutto dalle architetture trae le immagini che ferma sulla tela per sempre: a testimonianza del suo affetto per questa odiata-amata città che cambia volto ogni giorno. Una prova di talento, questa, tanto più significativa in quanto rivestita di cosciente umiltà. Inoltre il pittore ci lascia il ricordo di quella che è oggi la vera Milano piena di contrasti: dalle vecchie architetture incastrate nei palazzi di cemento armato e di vetro, agli antichi monumenti che sembrano isole nel caotico traffico urbano, alle chiese attorno alle quali scivolano velocemente
gli uomini e le cose dimentichi del senso dell'umano.
FRANCO COCCHI [Presentazione, Mostra personale, Galleria d'Arte moderna Il Vertice, dicembre 1970]

[...] Marco Crippa non è solo pittore di Milano, egli è anche poeta e architetto di questa città; e questa è una città difficile a capirsi. Molte delle sue bellezze e del suo carattere si ritrovano nella pittura di Marco Crippa e solo una persona come lui, che è nata qui, che ha vissuto in questa città in tempi buoni e in tempi meno buoni può capirla e può adeguatamente esprimerne il carattere. [...] Questa mostra che siamo lieti di patrocinare vuole essere un omaggio al pittore, alla città di Milano ed ai milanesi. In questi giorni in cui il tempo diventa sempre più prezioso, ci auguriamo che attraverso queste opere voi possiate riscoprire non solo la vostra città, ma anche quelle bellezze e quei colori che Marco Crippa vede nelle vita.
[Presentazione, Mostra personale presso la Banca Morgan von Willer, dicembre 1971]

[...] Chi conosce l'autore e la sua arte comprende la sua espressione artistica. Espressione di chi è nato per essere pittore, di chi sente quale bisogno vitale di potersi esprimere attraverso il linguaggio ricco di sfumature, di toni, di colori della pittura. Crippa, è superfluo ricordarlo, dipinge dal vero e con il suo cavalletto si pone all'angolo della strada e lascia che la propria "impressione ed espressione" giochino insieme fino a quando la bella Milano o la Venezia si fissano sulla tela. Non possiamo tacere che Marco Crippa vive d'arte, di quella stessa la quale "fa affrontare meglio la vita perché si vive di tante sfumature che la gente a volte non vede e non sente". Marco Crippa gode delle piccole, grandi soddisfazioni dell'arte vera, viva.
GIOVANNA OLDANI, L'arte viva di Crippa, "Ordine e Libertà", 45 / LXVIII, 11 dicembre 1987

I..] Il rapporto che lo lega alla realtà è di impressione istintiva, immediata. Lavorare nella calma riflessiva di un luogo appartato significherebbe per lui eliminare o rallentare lo slancio vitale. Invece l'ambiente deve agitarglisi intorno, vivergli addosso, nei nervi, nelle mani, nella retina sensibile. Il suo carattere lo inclina a lasciarsi prendere da un entusiasmo artistico che ricorda la furia con cui gli antichi si sentivano dentro la divinità, e non potevano fare a meno di profetare, scolpire, scrivere versi e dipingere. [...] Crippa dipinge infatti per necessità intima, perché vi è spinto da una passione inspiegabile, da lui avvertita sin dai primissimi anni, così se ne spiegano stile e scelte tematiche. [...] A guardare le sue tele ci colpisce l'originalità del punto di vista, come dire che l'autore ritaglia la scena escludendo le impostazioni delle cartoline illustrate e dei fotografi dilettanti. Il sacrificio di un particolare e l'inclusione di un altro, la sapiente successione di piani, la capacità insomma di vedere e di far vedere ciò cui gli altri sembrano negati sono per chi guarda il primo gradevole choc. [...] A sconcertare è la sicurezza compositiva delle opere: il disegno preliminare è bandito come inadatto a rendere le scene con adeguato dinamismo. Il quadro si forma con rapidità e precisione sotto i colpi d'una trentennale tecnica di spatola che rifiuta l'uso del pennello. Alla spatola si affiancano vigorose tubettate, che strisciano la superficie dando effetti di cromatica e grassa tridimensionalità ad elementi aggettati, cartelli stra-dali, rami e tronchi d'alberi. [...] 1 suoi lontani soggiorni parigini, che lo vedevano a fianco del grande Clavé, il clima naturalmente impressionistico che la capitale francese emana si sono felicemente incontrati e fusi con un temperamento capace di risolvere l'ispirazione in un'avventura che lascia traccia, irrinunciabile e stimolante. La città è vita, colore, umanità, occasione d'incontro. Perciò piazze e vie Crippa le affolla con sveltissime figurette vibranti di colore, rilevate dal tubetto generoso e dalla esperta scherma della spatola che le proietta alla conquista del movimento !....
CARLO ARRIGO PEDRETTI, Marco Crippa al Museo di Milano, "Itinera per Milano", 10 / VII, ottobre 1989

A volerlo incardinare nei generi tradizionali si dovrebbe dire che è un paesaggista, ma attenzione: l'energia dell'artista si attiva e scatta in tutto il suo vigore di fronte alla città e in particolare alla sua città, Milano. E nonostante l'ovvia presenza di scorci artisticamente collaudati, di vie e piazzette soprav~ vissute all'avanzare dell'attuale megalopoli, Crippa si confronta con il presente e con i dati che lo caratterizzano: 'affollamento e il traffico. Il paesaggio cittadino lo galvanizza, lo stimola soprattutto quando è inserito nelle pulsazioni della vita quotidiana nelle sue più svariate eccezioni.
ENZO DE BERNARDIS [Presentazione, Mostra personale, Centro Comunale Circoscrizione 7 - Milano, aprile - maggio 1990]